Verso Nuovi Paesaggi

di Paolo Biscottini Monza Musei Civici Palazzo Ex Poste 1989

Le fonti di Raffaella Surian sono fondamentalmente tre: Veronesi, Tadini e Walter Valentini. Dal primo l'abitudine e l'istinto a ricalcare valori formali puri, un senso geometrico dello spazio, naturalmente retto da coordinate e scandito secondo ritmi proporzionali. Un fraseggio musicale astratto in cui i colori fondamentali si accendono suscitando zone compatte di luce. Dal secondo la propensione al sogno ed alla scoperta di un mondo "altrove", di là dela finestra, della porta, dell'architettura. E quindi il contrasto tutto dell'immaginazione e della fantasia fra elementi solidi e figurativamente certi, con altri appartenenti ad una realtà sconnessa, fortemente evocativa, con lievi ancoraggi surrealisti.Da Valentini, Raffaella Surian ha innanzi tutto imparato a fondere in modo equilibrato le due diverse precedenti esperienze e, quindi, la capacità di essere sempre e soltanto se stessa.La profonda cultura umanistica del grande artista e la natura stessa della sua opera l'hanno a poco a poco portata a concepire il procedimento artistico (naturaliter incisorio, grazie anche all'aiuto di Valentini) nei termini classici di equilibrio e armonia dei diversi elementi.E la profondità dell'opera, nonchè la sua stessa potenzialità di durata consistono proprio nella sua capacità di raggiungere – pur senza mai possedere - frazioni di assoluto equilibrio fra un prima e un poi, fra la storia e il futuro, fra la certezza e il dubbio...Oggi Raffaella Surian si presenta nella città in cui vive e lavora con una prima rassegna delle sue carte. Riandare alle sue fonti è corretto e forse doveroso, ma altrettanto corretto e doveroso è sottolineare la libertà con cui l'artista ha saputo affidarsi ai suoi maestri, guadagnando una grande autonomia espressiva, improntata alla sua natura, schiva e comunicativa inssieme. Sorretta da grandi certezze (gli elementi archittettonici possono leggersi in questo senso come simboli di ciò che nella storia e nel tempo dura?), rigorosa e tenace nel perseguire risultati sempre migliori sul piano tecnico fino alla conquista di un linguaggio raffinatissimo e semplice, a poco a poco pare consentire di più al proprio controllatissimo registro espressivo.Come ombre fugaci, sequenze del tempo e delle stagioni, momenti, forse anche avvenimenti passano nella mente e dinanzi allo sguardo, lasciando segni nella memoria e coinvolgendo la coscienza. Il colore tenta gli spazi e desta una narrazione, un paesaggio. Nulla è descritto. Tutto si contiene nei toni di un processo freddo, in cui è forte la tensione ala riduzione, ma la personalità interiore dell'artista affiora, quasi suo malgrado, in una delicata voglia di dirsi.Il metodo incisorio appare, in questo contesto, il più congeniale all'artista. La distanza fra grafia, segno, colore e la loro definitiva evidenziazione determinata dai tempi lunghi dell'incisione, consente alla Surian di raffreddare e condensare i momenti essenziali dell'opera, raggiungendo risultati sintetici in cui la trattenuta espressiva si risolve in termini intensamente enigmatici.